Il mare come risorsa psico-fisica

Il mare, oltre ad essere una entità naturale biologicamente indispensabile,  rappresenta da sempre per l’uomo una passione. E’ insieme una meta e una sfida, una ricerca d’avventura, un desiderio di esplorazione, una speranza di fuga, un bisogno di pace, uno stimolo eccitante e unitamente una riscoperta di tranquillità.

Dal mare ha avuto origine la vita stessa. e l’incontro con il mare simboleggia ancora una rinnovata eccezionalità.

Andare per mare in barca a vela è un’esperienza di ancor più denso spessore.

L’accettare l’incontro/confronto con il mare è attraversare il mito. E’ ritrovarsi in una nuova dimensione fatta di spazi e di tempi diversi, tra l’oscurità dell’ignoto e la presenza del pericolo. Ma è anche opportunità di assaporare un ritmo più lento e dolce di vita, riscoprendo quali sono i limiti reali dell’esistenza, senza fuggirli, confrontandosi con la natura e con se stessi.

L’esperienza del mare fatta in barca a vela, dunque, è ricca di implicazioni dal punto di vista psicologico, anche se in letteratura scientifica è molto difficile trovarne una trattazione articolata e ben definita.

In Italia l’Ass. Mareaperto di Roma, nata nell’ Aprile del 1989 in seguito ad una conferenza-dibattito “Il mare come psicoterapia”, porta in barca a vela disabili fisici e pazienti affetti da patologie mentali e vari disturbi psicofisiologici. L’associazione promuove esperienze legate alla conoscenza del mare, della vela e della nautica in genere; sviluppa attività terapeutiche e ricreative attraverso la vela, volgendo attenzione all’area del disagio, mirando non solo all’acquisizione di abilità tecniche, ma anche alla realizzazione di programmi di integrazione. L’idea di base dei fondatori di Mareaperto, Antonio Lo Iacono, psicologo e psicoterapeuta, e Giorgio D’Orazi, presidente di Mareaperto, è che dal mare possano derivare forti spinte psicologiche verso il potenziamento della personalità e verso l’utilizzo di energie costruttive e risorse proprie.

Dal punto di vista psicologico esistono alcune peculiarità di questa straordinaria e suggestiva attività che è la vela, strettamente legate a dinamiche e processi umani. Proviamo a vederne qualcuna. L’incontro con il mare diventa incontro con le proprie profondità. L’esperienza della conduzione di una barca per rotte che assomigliano a quelle del quotidiano porta l’individuo a pensare di essere capace a condurre se stesso attraverso la navigazione più difficile che è la vita.

Poi in vela ci si deve confrontare con situazioni di pericolo, con imprevisti e stati di emergenza. Si deve saper prendere decisioni e risolvere problemi in condizioni a volte difficili. Si deve sopportare uno spazio ristretto chiuso e isolato da cui non esiste via d’uscita. Si deve vivere a stretto contatto con l’altro e insieme si deve collaborare per raggiungere un obbiettivo comune e condiviso: la navigazione e l’arrivo al prossimo porto! Ciò facilita la comunicazione interpersonale e stimola a riconoscere potenzialità relazionali sconosciute.

Ancora, tutti i velisti sanno bene che la vela è anche uno sport e una attività fisica faticosa dove si compiono degli sforzi fisici e si mette alla prova la tonicità, l’elasticità, la flessibilità del corpo, l’orientamento e l’equilibrio. Inoltre dal punto di vista sensoriale si è continuamente stimolati da un ambiente esterno invitante puro ed essenziale. Tutto ciò genera l’opportunità impareggiabile di una attenzione e di una concentrazione sul proprio corpo e sui propri vissuti emotivi.

Il mare è dunque un setting ambientale eccezionale, e la possibilità di viverlo da protagonisti in barca a vela costituisce un efficace mezzo di riabilitazione e di formazione, oltre che di potenziamento del proprio carattere.

Mareaperto annovera oggi molti soci (tra cui io) che credono con entusiasmo al valore riabilitativo e risocializzante del mare, ed è una bellissima realtà ed esempio italiano dove persone disabili e cosiddetti “normodotati” mettono insieme e integrano le loro forze per raggiungere i porti della solidarietà.

dott. Francesco Manuele Purita